venerdì, Maggio 3 2024

In questi mesi di solitudine forzata, la mia casa è diventata più di un semplice rifugio; è diventata una cattedrale dei ricordi, dove ogni oggetto sembra narrare la propria storia. Tra questi, una vecchia bottiglia di vino ha catturato la mia attenzione in modo particolare. Era adornata non da etichette preziose, ma da sculture di cera casuali, residui di serate ormai lontane in cui il vino scorreva e le candele illuminavano visi familiari.

L’ho osservata per un po’, ammirando come la cera avesse creato un disegno unico su quella superficie che un tempo era liscia e lucida. I colori della cera, ora solidificati e impolverati, erano come un diario visivo delle risate, delle conversazioni e della condivisione. Ho deciso che quella bottiglia meritava di essere immortalata, di essere ricordata, così ho preso la mia fotocamera.

La Canon EOS 6D, con la sua affidabilità, era la mia compagna in questo viaggio nostalgico all’interno delle mura domestiche. Ho scelto di utilizzare un’alta sensibilità ISO di 8000 per catturare ogni sfumatura, nonostante la luce scarsa che filtrava attraverso le tende chiuse. L’obiettivo EF 24-70mm f/2.8L II, impostato a 70mm, ha dato profondità alla scena, mettendo a fuoco con precisione i dettagli del vetro e della cera, mentre un’apertura di f/2.8 ha isolato il soggetto dal resto della stanza, rendendolo protagonista indiscusso dello scatto.

Un tempo di esposizione di 1/160 secondi ha catturato l’immagine senza tremolii, immortalando la bottiglia e la sua veste di cera in una quiete eterna. Guardando il risultato, ho riflettuto su come, anche quando il mondo esterno sembra essersi fermato, all’interno delle nostre case possiamo trovare tracce di vita vissuta, segni di una quotidianità che continua a scorrere, seppur in forme mutate.

La fotografia che ho scattato è diventata una finestra su un tempo in cui la distanza sociale era un concetto sconosciuto, una memoria tangibile di momenti condivisi con affetto. In essa, la bottiglia di vino si erge come un monolite, un totem di tempi migliori, un promemoria silenzioso che, nonostante tutto, continuiamo a vivere, a sentire e a ricordare.

Quest’immagine racconta di una resilienza sottile, della capacità umana di trovare bellezza e significato anche nelle circostanze più inaspettate. È una celebrazione di ciò che è stato e un auspicio per ciò che verrà, un simbolo di speranza che, anche nel cuore dell’incertezza, ci sono ancora storie di calore umano che aspettano solo di essere nuovamente raccontate e vissute.

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