Francesco Brancaccio
Gli zingari nell’arte
L’articolo analizza la presenza e la rappresentazione degli zingari nell’arte europea, a partire dal loro arrivo nel Quattrocento e dall’impatto che ebbero sull’ordine pubblico. Esamina il tentativo della società, in particolare a Roma a partire dal Cinquecento, di assimilare queste comunità e di elaborare progetti pastorali, come quello del gesuita Francesco Brancaccio. Evidenzia quindi l’influenza che la figura dello zingaro ha esercitato su pittori, scrittori, musicisti e poeti (da Goethe a Puškin, da Donizetti a Verdi e Bizet), oltre che sulle “zingaresche”, forme poetico-musicali di origine provenzale. Infine, cita la celebre acquaforte di Bartolomeo Pinelli “ritrovo delle zingare” come esempio di testimonianza iconografica a Roma.
Luci e ombre dell’editto Barberini sull’assimilazione forzata degli zingari.
L’articolo analizza gli effetti dell’editto emanato dal Cardinale Francesco Barberini nel 1631, che trasformò la questione della presenza degli zingari nello Stato della Chiesa da problema di ordine pubblico a questione pastorale. Viene evidenziata l’intenzione di favorirne l’assimilazione attraverso iniziative missionarie simili a quelle già attuate per altre minoranze religiose. Tuttavia, non tutti i progetti ebbero successo, e i documenti processuali mostrano la resistenza di gruppi nomadi, in contrasto con i nuclei familiari urbani più inclini alla sedentarizzazione. Questa tensione tra nomadismo e sedentarietà, emersa già nel XVII secolo, caratterizza la complessità dell’integrazione degli zingari a Roma, un tema ancora rilevante oggi.

