Stato Pontificio
Gli zingari a Roma tra Settecento e Ottocento
Tra il Settecento e l’Ottocento, Roma era meta di giovani aristocratici, artisti e intellettuali europei in viaggio, i cui racconti mostrano una città caratterizzata da un’amministrazione arretrata e una diffusa povertà. Nonostante la severità contro i falsi mendicanti, lo Stato pontificio offriva un’ampia rete assistenziale ai bisognosi. In tale contesto, la legislazione nei confronti degli zingari risultava più mite rispetto ad altri Stati europei, pur mantenendo un controllo attento e riservando tolleranza solo a chi non poteva effettivamente sostenersi da solo.
Gli zingari in Italia: dalla benevola accoglienza alla dura repressione
Nel XV secolo gli zingari giunsero in Italia presentandosi come pellegrini sedentari costretti a vagabondare. Inizialmente accolti con benevolenza, suscitarono progressivamente sospetti a causa di frodi, abusi e pratiche magiche, tanto che le autorità civili ed ecclesiastiche introdussero provvedimenti sempre più severi. Dal Legato pontificio a Bologna fino al Governatore di Roma nel 1552, la percezione della presenza zingara passò da ospitalità caritatevole a sorveglianza e repressione, sancendo il legame tra nomadismo e delinquenza.