Abbiamo visto come l’adesione della Cecoslovacchia all’Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa del 1975 non impedì al governo di Gustáv Husák di reprimere la vivace attività culturale che aveva caratterizzato la Cecoslovacchia per tutti gli anni Sessanta. Nei fatti, vennero negate le libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero, di coscienza, di religione o credo violando quindi i diritti umani, la tutela dei quali costituiva il cuore della Dichiarazione di Helsinki appena sottoscritta.
Dalla violazione di queste gravi violazioni e dall’impegno della difesa dei diritti umani da parte di intellettuali e dissidenti costretti ormai al silenzio e alla clandestinità, nasce nel gennaio del 1977 l’esperienza di Charta 77 che raccoglie le riflessioni e gli scritti di questo “universo parallelo”.
Tra gli scritti e le riflessioni di questi intellettuali ci sembra importante, almeno solo richiamare, “lo sguardo sull’Europa” di uno dei protagonisti di questa stagione, Václav Havel, filosofo e drammaturgo protagonista del dissenso ceco e primo Presidente della neonata Republica Ceca all’indomani della “Rivoluzione di velluto”. Al Presidente-filosofo toccò il compito di far rinascere il proprio Paese dalle macerie, morali e materiali, lasciate dal regime comunista, ricordando, inevitabilmente, l’opera svolta da Thomáš Garrigue Masaryk primo Presidente della Cecoslovacchia dopo la fine dell’Impero austro-ungarico al termine della Prima guerra mondiale.
Estremamente attuale appare poi la riflessione sul destino dell’Europa che Jan Patočka, morto nel 1977 a seguito delle torture inflittegli dalla polizia politica ceca, svolgeva intravedendo con chiarezza i rischi di una realtà sovranazionale, nata dalla volontà di Stati che ancora non avevano superato la categoria dello Stato-Nazione e ancora concettualmente succubi della “sovranità nazionale”. La riflessione patočkiana si concentra sulla ricerca dell’anima autentica dell’Europa, unica via possibile “per restituire l’Europa a sé stessa, e quindi per assumere il rispetto dei diritti umani, come volta, orizzonte della civiltà europea e mondiale”. Quanto siamo ancora distanti da queste riflessioni così lontane nel tempo eppure così attuali…