sabato, Aprile 27 2024

Avvolto nel blu profondo di un crepuscolo invernale, mi trovavo lì, nel silenzio quasi sacrale di un bosco spoglio, testimone di un inverno senza neve. Il mio DJI Mavic Mini 2, fedele compagno nelle mie esplorazioni, era pronto, sospeso nel cielo come un osservatore celeste. Con precisione, avevo impostato i parametri – ISO 100 per catturare la purezza del momento senza grana, f2.8 per abbracciare ogni dettaglio nel calar della luce, e un tempo di esposizione di 1/50s per fermare l’istante in cui la notte abbracciava il giorno.

La casa solitaria al centro della mia inquadratura sembrava appartenere a un’altra epoca, o forse a un altro mondo. La sua presenza era enigmatica, quasi un segreto ben custodito dal bosco stesso. “Chi avrà varcato quelle soglie?”, mi domandavo. E con ogni scatto, cercavo di ascoltare le risposte che il vento freddo portava con sé.

Si dice che le case conservino l’eco delle vite vissute al loro interno, che le pareti possano narrare storie d’amore, di gioia, di perdita e di speranza. Potete sentirlo anche voi, non è così? Quel leggero brivido che percorre la schiena quando ci si trova davanti a un luogo che sa di storia, di vita, un luogo che ha visto passare più inverni di quanti ne possiamo contare.

Ero lì non solo per immortalare l’immagine di una casa abbandonata ma per cercare di catturare l’essenza di ciò che una volta era. Ogni foto che scattavo era una domanda lanciata nel vento: “Quali segreti custodisci?” E forse, in un sussurro appena percettibile, la risposta arrivava, intrecciata nell’aria fredda che mi circondava.

Con ogni scatto, mi sentivo più vicino a quei misteri invisibili. La casa, con le sue finestre vuote come occhi che fissano il tempo, sembrava attendere qualcuno o qualcosa, forse il ritorno di voci ormai perdute o semplicemente la compagnia delle stelle che iniziavano a brillare nel cielo.

L’emozione che provavo era tangibile, quasi palpabile. Era come se ogni angolo di quel luogo, ogni albero spoglio che lo circondava, avesse una storia da raccontare. E io, con il mio drone e la mia camera, avevo il privilegio di ascoltare.

Questa storia, cara lettrice o lettore, è il mio tentativo di condividere con voi non solo un’immagine, ma un’esperienza, un sentimento, una connessione con il passato che forse, in qualche modo, possa risuonare anche nel vostro cuore.

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