lunedì, Aprile 29 2024

Molti sono i fattori che concorreranno alla “rinascita” da tutti auspichiamo dopo questa crisi profonda che ha toccato, con intensità e gravità differenti, l’intero pianeta. Tra questi fattori, se da un lato sarà fondamentale la capacità dei singoli Paesi di ripensare e riprogettare il proprio sistema produttivo, dall’atro ci sembra importante richiamare la possibilità che i singoli Paesi avranno di mettere in campo energie “fresche” in grado di dare materialmente vita ai nuovi processi produttivi che dovranno caratterizzare questo “nuovo inizio”. Uno degli effetti del calo demografico e del conseguente invecchiamento della popolazione è il costante assottigliamento della PEL (popolazione in età lavorativa). Il rischio concreto è che qualunque slancio per “un nuovo inizio”, sostenuto peraltro dai cospicui finanziamenti che l’Unione Europea ha stanziato a tal fine, non trovi menti, braccia e gambe che lo renda possibile; in Italia già oggi assistiamo a gravi perdite nel comparto agro alimentare per carenza di manodopera e durante il periodo più grave dell’emergenza sanitaria ci siamo accorti che ci mancava personale medico e sanitario. Colpa della pandemia? Non solo. Già nel 2016 la Commissione europea nell’European Agenda on Migration avvisava che nel 2020 sarebbero venuti a mancare in Europa 1 milione tra medici e personale sanitario qualificato e, secondo Eurostat, all’Italia occorrerebbero oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori in più per raggiungere il tasso medio di occupazione dell’Unione[7].  Se è vero che il periodo post-pandemico immetterà sul mercato tutti coloro che in questo periodo, anche grazie a scelte politiche intempestive e non sempre adeguate alle circostanze, hanno perso il lavoro, è anche vero che probabilmente i piani di conversione e rilancio del sistema produttivo nazionale richiederanno un surplus di energie. L’Italia dovrà essere capace di valorizzare l’enorme capitale umano del quale dispone, di offrire opportunità adeguate ai tanti giovani oggi costretti a lasciare il Paese e a quelli che già l’hanno dovuto lasciare e di elaborare un serio modello d’integrazione, che consenta a chi viene nel nostro Paese di dare il proprio contributo lavorativo, prestando la propria opera senza essere emarginato, rifiutato o ridotto in stato di schiavitù e magari riconoscendogli anche le competenze pratiche o professionali che porta con sé[8]. Servirà, insomma, la capacità di realizzare una società aperta alla valorizzazione delle competenze e dei talenti, pronta a scommettere e a investire su chiunque intenda mettersi in gioco nel nostro Paese, a prescindere da dove provenga, una società finalmente libera dalle piaghe della burocrazia, di una classe dirigente incompetente e corrotta, del nepotismo, del familismo sordido che mai come negli ultimi anni la stanno soffocando, impedendo alle tante energie sane presenti, in tutti i campi, nel nostro Paese di esprimersi pienamente. Al di là delle ricorrenti, ipocrite, indagini e analisi sulle cause della abnorme emigrazione dei nostri migliori talenti, quella che comunemente viene definita “la fuga dei cervelli”, dobbiamo trovare il coraggio e l’onestà intellettuale per ammettere che in realtà si tratta di una vera e propria “cacciata di talenti”, che nel nostro Paese non trovano spazio e possibilità di realizzazione, essendo a loro preferite persone di scarso valore ma molto bene “inserite”[9]. Non a caso scarsissimi risultati hanno sortito le diverse iniziative messe in atto negli anni passati per far rientrare i nostri giovani talentuosi espatriati.

[7] Cfr. Benedetto Coccia, Antonio Ricci (a cura di) L’Europa dei talenti (cit.).

[8] Per una attenta e approfondita riflessione sul tema dell’integrazione nel nostro Paese, cfr. Benedetto Coccia, Luca di Sciullo (a cura di) L’integrazione dimenticata. Riflessioni per un modello italiano di convivenza partecipata tra migranti e autoctoni. Istituto di Studi Politici S. Pio V, IDOS, Roma 2020.

[9] Per una analisi più dettagliata di questo fenomeno cfr. Benedetto Coccia, Franco Pittau (a cura di), Le migrazioni qualificate in Italia. Ricerche, statistiche, prospettive. (cit)

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