Il Settecento vede la nascita degli studi sulle popolazioni zingare e divenuti nell’Ottocento “zingarologia” o “ziganologia”. D’altro canto la nascente etnologia – inizialmente definita “storia dei progressi dei popoli verso la civiltà” e poi, verso la metà dell’Ottocento, al momento della nascita della Societé ethnologique, definita “studio delle razze umane in base alle lingue e ai caratteri fisici e morali di ciascun popolo” – non poteva rimanere indifferente difronte ai mille interrogativi e ai tanti aspetti ancora ignoti, a partire dalle origini e dalla stessa lingua, caratteristici di queste popolazioni.
Il primo trattato organico comparso in Italia sugli zingari è Origine e vicende degli zingari del letterato Francesco Predari, edito nel 1841. L’opera insiste sulle origini incerte di queste popolazioni e sulla contraddittorietà del loro carattere “che li fa quando saltimbanchi e filosofi e pittori, quando assassini antropofagi, quando eroi di cavalleria e feccia di bordello, quando spie abominevoli e martiri di libertà”. Iniziano anche a comparire definizioni degli zingari sui primi dizionari enciclopedici, a partire dall’Encyclopèdie di Diderot e d’Alambert, nelle quali appare chiaro un giudizio negativo sulle pratiche magiche esercitate da queste popolazioni, naturalmente incomprensibili ed emendabili per gli spiriti illuminati dell’epoca. La preoccupazione rispetto alle presunte doti magiche e divinatorie degli zingari appare anche nella voce loro dedicata nella quarta edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca, edita nel 1738. Il lemma “zingaro” veniva così illustrato: “persona che va girando il mondo per giuntare altrui sotto il pretesto di dar buona ventura”. È da notare come nella definizione non si faccia menzione della propensione al furto di cui gli zingari accusati. Con ogni probabilità, la preoccupazione maggiore che animava gli estensori del Vocabolario era circoscritta all’aspetto più propriamente religioso, con l’ovvia condanna delle pratiche magiche.
Occorrerà attendere l’uscita del Vocabolario universale della lingua italiana nuovamente compilato da Francesco Trinchera, del 1859, perché un dizionario italiano si discosti dalla dotta e autorevole definizione degli Accademici della Crusca.