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UN CAMPIONE FUORI DAL COMUNE
La maratona di Roma è uno degli eventi sportivi più importante della capitale. Qui si possono incontrare migliaia di persone […]
Gli zingari e il carnet anthropometrique
L’articolo descrive come, tra fine Ottocento e inizio Novecento, gli zingari fossero considerati da alcuni studiosi e magistrati come individui intrinsecamente criminali, oziosi e pericolosi. Questo pregiudizio, basato su teorie positiviste e su studi come quello di Hans Gross, portò all’idea di schedare i nomadi tramite il carnet anthropometrique, come avvenne in Francia, con l’intento di inserirne le caratteristiche antropometriche in una classificazione pseudo-scientifica. In Italia, il giudice Alfredo Capobianco ne legittimò l’utilizzo proponendo di espellerli o, quantomeno, di schedarli. Questi preconcetti, sopravvissuti sino agli anni Cinquanta, consolidarono il radicato senso di diffidenza e giustificarono norme repressive contro la mendicità e il vagabondaggio dei nomadi.
La presenza degli zingari in Italia tra 1400 e 1500
Nel XV secolo gli zingari giunsero in Italia presentandosi come pellegrini sedentari costretti a vagabondare. Inizialmente accolti con benevolenza, suscitarono progressivamente sospetti a causa di frodi, abusi e pratiche magiche, tanto che le autorità civili ed ecclesiastiche introdussero provvedimenti sempre più severi. Dal Legato pontificio a Bologna fino al Governatore di Roma nel 1552, la percezione della presenza zingara passò da ospitalità caritatevole a sorveglianza e repressione, sancendo il legame tra nomadismo e delinquenza.
Le prime tracce della presenza degli zingari in Italia
L’articolo esamina la presenza degli zingari in Italia a partire dai primi decenni del Quattrocento, identificando tre fasi storiche: iniziale benevolenza e comprensione da parte delle autorità civili ed ecclesiastiche, una successiva reazione repressiva fino all’inizio del Seicento, e infine nel XVII secolo un tentativo di assimilazione forzata. La prima apparizione degli zingari avvenne nello Stato della Chiesa, dove si presentavano come pellegrini penitenziali diretti a Roma, muniti di presunti salvacondotti reali e papali.
Pensando a Hopper
Il 5 aprile, l’autore ha partecipato a un convegno in Senato sul tema “Italia-Africa, Donne e valore d’impresa tra cooperazione e formazione,” documentando l’evento con fotografie. Durante uno scatto, ha immortalato la dottoressa Francesca Palombino, la cui figura elegante e posizione davanti a una porta in stile veneziano ha ispirato una foto in stile Hopper. L’immagine è stata ulteriormente perfezionata in post-produzione, correggendo dettagli e riducendo il rumore dovuto alla scarsa illuminazione.