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“ROMA LENTA QUIA AETERNA”
Il testo descrive la particolarità del cosiddetto “Palazzo Parlante” di Gino Coppedè, situato all’inizio di Via Vittorio Veneto nei pressi di Piazza Barberini. Questo edificio presenta numerose iscrizioni sulle facciate, fra cui l’emblematica frase “ROMA LENTA QUIA AETERNA”, che sottolinea come la proverbiale lentezza di Roma sia dovuta non all’indolenza dei suoi abitanti, bensì alla sua natura di città eterna. L’autore evidenzia la dimensione temporale peculiare dell’Urbe, in cui nulla è davvero urgente, poiché tutto è immerso in un’ottica di eternità.
Sposi a Roma, come catturare l’Amore Eterno
L’articolo racconta un servizio fotografico a una coppia di sposi, Irene e Giuliano, in giro per Roma, che simboleggia l’eternità dell’amore. Gli scatti, eseguiti davanti al Pantheon, mostrano gli sposi immobili mentre tutto attorno si muove, a rappresentare l’amore come costante immutabile nel caos della vita. Vengono spiegate le impostazioni tecniche della fotocamera utilizzate per ottenere l’effetto.
UN CAMPIONE FUORI DAL COMUNE
La maratona di Roma è uno degli eventi sportivi più importante della capitale. Qui si possono incontrare migliaia di persone […]
La sedentarizzazione degli zingari a Roma
L’articolo di Benedetto Coccia analizza la progressiva sedentarizzazione degli zingari a Roma, evidenziando come, a differenza degli ebrei costretti nel Ghetto, la loro presenza in città si sia consolidata in maniera spontanea già dal XVI secolo nella zona dell’attuale via degli Zingari. Con la crescita urbana seguita alla presa di Roma (1870), sorsero insediamenti precari di baracche dove gli zingari trovarono rifugio dopo esser stati costretti a spostarsi per i cambiamenti urbanistici. Il saggio antropologico di Adriano Colucci del 1889 offre un’immagine più articolata e comprensiva della cultura zingara, in contrasto con le precedenti visioni stereotipate.
Il “Quartiere degli zingari” a Roma: il Rione Monti
L’articolo ripercorre la storica presenza degli zingari a Roma, focalizzandosi sul Rione Monti, tradizionalmente noto come “quartiere degli zingari”. Attraverso un’analisi delle fonti d’archivio, come i Libri Status Animarum, si evidenziano le tre fasi del rapporto con le autorità (accoglienza, repressione, assimilazione forzata) e il progressivo passaggio da una vita nomade ad una stanziale, concentrata nell’area del Rione Monti. Con il mutamento urbano seguito all’Unità d’Italia nel 1870, l’assetto sociale e territoriale cambiò radicalmente, influenzando anche la distribuzione e le attività degli zingari, che esercitavano mestieri artigianali e commerciali in quella zona.
Qualche notazione storica sulla presenza degli zingari a Roma
Il saggio di Benedetto Coccia esplora la presenza storica del popolo rom a Roma, risalente al 1500. Analizza le tensioni e i pregiudizi che persistono ancora oggi, sottolineando l’importanza dell’accettazione della diversità e dell’integrazione culturale. L’autore esamina le ragioni storiche della concentrazione dei rom nello Stato della Chiesa e discute l’approccio di Roma nei confronti di queste popolazioni, visto sia come problema di ordine pubblico che come opportunità di conversione religiosa. Infine, propone una riflessione sul futuro dell’integrazione rispettosa della diversità.
Roma, maestra di eternità
Le strade di Roma narrano oltre duemila anni di storia, dalle conquiste imperiali al legame con il cristianesimo. Con il prossimo Anno Giubilare, Roma accoglierà milioni di pellegrini e turisti, offrendo loro una lezione di eternità attraverso le sue targhe stradali e iscrizioni storiche.