martedì, Luglio 15 2025

A Roma vengono chiamati, non senza una connotazione dispregiativa, zingari. Una presenza, nella nostra città, che affonda le proprie radici fin dal 1500, una presenza storica, dunque, ma, ancora oggi, capace di creare tensioni e divisioni. Una presenza che mette in gioco temi centrali nella vita di una città, come l’accettazione della diversità, il dialogo, il superamento di pregiudizi atavici, l’integrazione culturale ancor prima che sociale. Intendiamo, dunque, anche se brevemente, ricostruire le vicende di un popolo che ha intrecciato la propria storia con quella della nostra città, che ha scelto Roma come propria dimora, temporanea o definitiva. Un popolo che, in questo scritto chiameremo zingari ben sapendo che questo termine ha acquistato, nel tempo, una valenza dispregiativa ma lo facciamo per non offrire ulteriore omaggio ai paladini del politicamente corretto che si dicono accoglienti nei confronti dei rom purché vivano lontani dalla loro casa, che sostengono che hanno diritto a un lavoro ma che non sarebbero mai disposti a darglielo. Cercheremo, dunque, di comprendere la genesi di questa presenza e di svelare l’origine di tanti preconcetti e stereotipi che hanno accompagnato queste popolazioni nel corso dei secoli e cercheremo anche di guardare al futuro immaginando un’integrazione rispettosa della diversità, difficile ma possibile e, a nostro avviso, necessaria. Partiamo dalla constatazione degli storici del 1500 che rilevavano nello Stato della Chiesa un maggio numero di zingari rispetto agli altri Stati italiani e europei, attribuendone la causa a “una cattiva polizia, molta superstizione e regole troppo facili da aggirare”. Un ulteriore elemento va considerato. Laddove gli atri Stati europei consideravano gli zingari un mero problema di ordine pubblico, Roma guardò le popolazioni nomadi, anche, come un gruppo di anime da convertire. Zelo pastorale che veniva, in qualche modo, incoraggiato dal fatto che gli zingari, ameno a quanto dichiaravano, non avevano una confessione religiosa di provenienza e non avevano, dunque, una religione da abiurare.

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