giovedì, Maggio 2 2024

Era un pomeriggio soleggiato di maggio, il tipo di giorno in cui la luce sembra dare vita a ogni colore, rendendolo più vibrante. Mi chiamo Gabriele, e quella giornata stavo documentando un evento di arte di strada, un festival dove le persone condividevano la loro passione per la creatività sotto il cielo azzurro di una primavera in fiore.

Tra i vari artisti e le loro opere, c’era un’energia che non potevo ignorare: l’energia della condivisione e della creazione. Ho scattato molte foto, ma una in particolare ha catturato l’essenza del momento: due persone, uniti in un’azione semplice ma profonda, il tracciare di un disegno su una mano.

La foto, scattata il 12 maggio, ha catturato le mani di un artista mentre disegnava attentamente sulla pelle di un visitatore, un piccolo simbolo che si stava trasformando in un’opera d’arte temporanea. I metadati della foto parlavano chiaro: un’apertura di f/2.8 per concentrare la messa a fuoco sulle mani e sul movimento del pennello, una velocità dell’otturatore di 1/320 per catturare la precisione del gesto senza sfocature, e un ISO di 100 per sfruttare al meglio la luce naturale che bagnava la scena.

La lunghezza focale era di 50 mm, perfetta per ritratti intimi e dettagliati come questo, dove ogni linea e ombra raccontava una storia. Il risultato era un’immagine che parlava di connessione, di arte che supera la barriera del semplice spettacolo per diventare un’esperienza personale e condivisa.

Ogni volta che guardo quella foto, posso quasi sentire la morbidezza della pelle sotto la punta del pennello, il brusio sommesso della folla intorno e la musica di sottofondo che si mescolava al suono dei passi. Quel giorno ho realizzato che la fotografia, proprio come il disegno su una mano, è una forma d’arte effimera, destinata a durare un istante in forma fisica, ma per sempre nei ricordi e nei cuori di chi la vive.

E mentre la luce del giorno cominciava a sfumare verso il tramonto, sapevo di aver catturato non solo un’immagine, ma un frammento di vita, una testimonianza di come l’arte possa veramente toccarci, letteralmente e metaforicamente.

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