sabato, Aprile 27 2024

Quella mattina di marzo, mentre l’alba spargeva i suoi primi raggi dorati su una campagna ancora assonnata, mi sono ritrovato a contemplare la scena da un punto di vista privilegiato, sospeso tra cielo e terra. Il mio nome è Gabriele, e sono un fotografo con l’animo di un esploratore e gli occhi sempre alla ricerca di una narrazione visiva che possa catturare l’essenza di un luogo, di un momento.

La fotografia che ho scattato quel giorno, il 12 marzo, sembrava racchiudere in sé la quiete e la serenità della vita rurale. La campagna si estendeva davanti a me, un vasto tappeto di verde che accoglieva la vita nascente della primavera. Al centro, un albero solitario, maestoso e fiero, le cui radici affondavano in una storia che solo la natura conosce.

I metadati della foto raccontavano i dettagli tecnici: un’apertura di f/8 per garantire la massima profondità di campo e nitidezza in ogni fibra dell’immagine, una velocità dell’otturatore di 1/500 di secondo per catturare la staticità del paesaggio senza rinunciare alla vividezza dei colori mattutini, e un ISO di 100 per un risultato pulito e senza disturbi. La lunghezza focale era di 24 mm, ideale per abbracciare l’ampiezza del paesaggio senza perdere la presenza dominante dell’albero solitario.

Era una di quelle mattine in cui l’aria fresca ti riempie i polmoni e ti rinfresca lo spirito. La campagna intorno a me si svegliava lentamente, e la tranquillità che trasmetteva era palpabile. Non c’era vento, solo il canto distante di un gallo e il mormorio di un ruscello nascosto da qualche parte sotto l’erba che iniziava a risvegliarsi dopo l’inverno.

Quell’albero, lì da chissà quanto tempo, sembrava un punto fermo in un mondo che cambia troppo in fretta. Era come un faro per gli abitanti del campo, un simbolo di continuità e forza. Mi chiedevo quante albe avesse visto, quanti tramonti avessero colorato le sue foglie di sfumature di fuoco.

Quella foto è diventata un promemoria personale che in mezzo al caos e alla frenesia della vita moderna esistono ancora luoghi dove il tempo sembra rallentare, dove la natura segue ancora il suo ritmo ancestrale. E ogni volta che riguardo quella foto, posso quasi sentire il silenzio della campagna e il battito lento e costante della vita che continua, inesorabile e magnifica.

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