giovedì, Maggio 2 2024

Mi chiamo Gabriele, e quella che vedete è una delle mie fotografie preferite. Ero in viaggio, alla ricerca di scenari che potessero catturare l’essenza della transizione, del movimento, del viaggio stesso. Ecco perché i binari ferroviari mi hanno sempre affascinato: linee che si perdono all’orizzonte, simbolo di un viaggio senza fine.

Quel giorno, il cielo era un misto di nuvole e spazi azzurri, una metafora perfetta per l’incertezza e la speranza che spesso si accompagnano ai miei viaggi. Mi trovavo in una zona dove le case sembravano abbracciare la ferrovia, come se la presenza dei treni fosse parte integrante della vita quotidiana di chi abitava lì.

La struttura metallica a forma di arco che potete vedere nella foto era particolarmente affascinante. C’era qualcosa di quasi futuristico in quegli archi che si ripetevano con precisione matematica, uno dopo l’altro, creando un tunnel senza fine che proteggeva e guidava i binari. Mi chiedevo se fossero lì per riparare i treni dagli elementi o per qualche altro motivo funzionale, ma in quel momento, la loro forma era tutto ciò che contava.

Ho scattato questa foto con la mia fidata fotocamera, che mi accompagna in tutti i miei viaggi. I metadati della fotografia, che sono solito controllare dopo ogni scatto per assicurarmi della qualità tecnica, indicavano che era stata catturata con un’apertura di f/5.6, una velocità dell’otturatore di 1/500 e una lunghezza focale di 55 mm. Il valore ISO era impostato su 100 per evitare qualsiasi grana, mantenendo l’immagine nitida e chiara.

Mentre l’obiettivo della mia fotocamera catturava quei binari che si allungavano all’infinito, sentivo che stavo fissando non solo una scena reale ma anche una rappresentazione del percorso della vita. Ogni volta che guardo questa foto, mi ricorda che la direzione è importante tanto quanto la destinazione, e che ogni viaggio è un intreccio di partenze e arrivi, di addii e ritorni.

I binari nella foto mi guidano sempre a riflettere sul significato più profondo del viaggio: non si tratta solo di spostarsi da un luogo all’altro, ma di scoprire, esplorare e, a volte, di trovare la strada di casa. E così, con la mia macchina fotografica in mano, continuo a cercare di catturare non solo immagini, ma frammenti di storie, tracce di viaggi e echi di avventure.

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