“Gli anni della scuola si intrecciano inevitabilmente con problematiche specifiche dei ragazzi. Non posso, in questa sede, parlarne diffusamente. Vorrei però porre l’accento su un fenomeno inquietante: il bullismo, in generale e nella sua versione più moderna e micidiale, quella del cyber – bullismo.
È un problema sociale e culturale di vaste proporzioni, la cui risoluzione non può essere posta esclusivamente sulle spalle della scuola, anche se la scuola è, talvolta, luogo privilegiato di questi veri e propri atteggiamenti di prepotenza e di violenza, psicologica e fisica. Per combattere alla radice questo odioso fenomeno di accanimento contro chi non si omologa, o semplicemente viene visto e perseguitato come debole o come diverso, è necessario un grande patto tra scuola, famiglia, forze dell’ordine, magistratura, mondo dei media e dello spettacolo. Un’azione congiunta capace non soltanto di reprimere ma, soprattutto, di prevenire, con una vera e propria campagna educativa che arrivi al cuore e alla mente dei giovani. Va aggiunto che sui ragazzi influiscono anche, in grande misura, gli esempi degli adulti. Un linguaggio offensivo e violento degli adulti in televisione o sui social media e in qualunque altra sede, si traduce subito, nell’universo adolescenziale, in una spinta emulativa, in un sostanziale via libera”. (Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Sondrio 30 settembre 2016)
L’attenzione al tema del bullismo ha caratterizzato, negli ultimi anni, tutti gli interventi del Capo dello Stato in occasione dell’inaugurazione degli Anni scolastici. In particolare in quello tenuto a Sondrio nel 2016, il Presidente pose l’accento su due elementi a nostro avviso fondamentali per la comprensione di questo fenomeno. Da un lato individuò una serie di protagonisti, oltre al bullo e alla vittima, (scuola, famiglia, forze dell’ordine, magistratura, mondo dei media e dello spettacolo) tutti diversamente coinvolti, tra i quali, diceva il Presidente, “è necessario un grande patto” per “combattere alla radice questo odioso fenomeno”; dall’altro, invoca “un’azione congiunta” tra questi attori “capace non soltanto di reprimere ma, soprattutto, di prevenire”, individuando nella prevenzione la vera sfida per ogni processo educativo.
Ecco allora che, ancora una volta, riemerge con prepotenza la necessità di un patto educativo tra famiglia, scuola e istituzioni incentrato sulla formazione umana, pima che culturale, delle nuove generazioni. Un patto in grado di indicare ai ragazzi le coordinate, i punti di riferimento essenziali per l’edificazione di una società basata sul rispetto dell’altro e sul rifiuto della violenza in tutte le sue forme. Ma soprattutto occorrerebbe che il mondo “adulto” fosse di esempio, ma questa e tutta un’altra storia…