domenica, Gennaio 26 2025

Il primo elemento di novità che emerge dal Piano Nomadi di Roma Capitale, presentato nel luglio 2009, è il coinvolgimento in maniera organico di una serie di istituzioni statali, locali e della società civile per la soluzione di un tema fino ad allora affrontato in maniera frammentaria e senza un coordinamento fra i diversi attori coinvolti. Due le principali direttrici perseguite: da un lato il riordino degli insediamenti delle popolazioni romanì presenti nella Capitale, dall’altro la valorizzazione dell’individuo finalizzata all’eliminazione delle discriminazioni e alla promozione del principio della parità di trattamento, a prescindere dall’origine etnica. L’obbiettivo dichiarato era la realizzazione di 13 villaggi attrezzati in linea con gli standard abitativi europei, a seguito dello smantellamento di tutti i campi spontanei o abusivi a partire da quelli che presentavano precarie condizioni igienico – sanitarie.

Nel 2010 Roma Capitale e la Prefettura di Roma presentarono i dati relativi alla realizzazione del Piano. Erano state censite 6500 persone di etnia rom dislocate in 22 insediamenti sul territorio capitolino e venne presentato il piano per la chiusura e ricollocazione dei campi a elevata problematicità sociale indicando i siti proposti per l’apertura dei nuovi campi. Vennero elencati i diversi attori coinvolti nella realizzazione del Piano, a partire dalla Croce Rossa italiana e, per la prima volta, riconosciute e citate le innumerevoli iniziative del volontariato, prevalentemente di matrice cattolica, quotidianamente impegnato in una preziosa, silenziosa opera di accoglienza e integrazione. Un’attuazione, quella del Piano, problematica, veniva sottolineato, ma necessaria tenuto anche conto delle peculiari caratteristiche delle popolazioni nomadi che, a Roma, nel tempo, hanno acquisito sempre maggiori caratteristiche di stanzialità.

E la Chiesa di Roma che come abbiamo visto, nei secoli, aveva dovuto affrontare a più riprese e con sensibilità diverse, a seconda anche dell’epoca storica, la questione della presenza degli zingari nell’Urbe, come si pose difronte al Piano Nomadi di Roma Capitale? Fu il Cardinale Agostino Vallini, allora Cardinale Vicario della Diocesi di Roma ad esprimersi chiaramente a tal riguardo, in occasione degli Stati Generali di Roma Capitale il 22 febbraio del 2011: “Una metropoli come Roma non può limitarsi a gestire le emergenze, deve mirare a creare i presupposti per l’emancipazione e la liberazione dell’essere umano dall’emarginazione e dai meccanismi dell’esclusione sociale, perché gli venga dato per giustizia ciò che oggi, forse è dato per carità”.

 

 

 

 

 

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