giovedì, Aprile 25 2024

C’è un momento nella giornata di un fotografo in cui tutto si ferma, in cui la ricerca della foto perfetta diventa un’attesa silenziosa, una comunione con l’ambiente circostante. Io, Gabriele, ho vissuto uno di quei momenti immortali il 23 aprile, mentre mi trovavo su una scogliera che si affacciava su un mare in fin dei conti illimitato.

Il sole era alto, il suo riverbero sull’acqua era un tappeto scintillante che invitava l’occhio a seguire la luce fino a dove il cielo bacia il mare. Mi sono inginocchiato sulla roccia, sentendo la sua ruvidità sotto le mie mani, e ho preparato la mia macchina fotografica per cercare di catturare non solo una vista, ma una sensazione.

Con un’apertura di f/5.6, ho cercato di bilanciare la profondità di campo per mantenere una certa nitidezza sia nel primo piano che nel punto in cui il mare incontra il cielo. Un tempo di esposizione di 1/1000 di secondo era necessario per afferrare la lucentezza senza sovraesposizione, e con un ISO di 100, ho potuto ottenere una foto chiara e definita. La lunghezza focale era impostata a 35 mm, dando ampio respiro alla scena senza perdere l’intimità del dettaglio.

Ho respirato profondamente, ho tenuto ferma la fotocamera e ho scattato. In quel momento, c’era solo io, il cielo, il mare e la possibilità di infinito.

Quella foto è per me più di un ricordo, è un promemoria che dietro ogni orizzonte si nascondono mondi da esplorare, storie da raccontare e sogni da inseguire. Ogni volta che guardo quella foto, mi sento ispirato a cercare oltre, a non fermarmi mai, perché la bellezza e il mistero sono sempre lì, poco oltre l’orizzonte.

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