“Quando c’era lui, allora sì che le cose funzionavano”. Ma lui chi? Non importa c’è sempre un lui che quando c’era le cose andavano bene, mica come ora. Questa nostalgia per un passato più o meno recente nel quale tutto andava bene non è necessariamente legata ad un determinato periodo storico, ogni generazione la percepisce come vera rispetto al proprio passato. E l’indefinitezza di questa affermazione viene corroborata da un’altra espressione che noi tutti abbiamo sentito dai nostri nonni, dai nostri genitori e che forse, aimè, anche noi ci troviamo a dire “ai miei tempi…”. Con questa seconda affermazione, in genere, si vogliono sottolineare le difficoltà alle quali la propria generazione ha dovuto far fronte richiamandone comunque l’aspetto positivo: “non avevamo una lira ma eravamo felici”. “Non esistevano i social ma avevamo molte più relazioni”. “Ci divertivamo con niente…” e si potrebbe proseguire all’infinito.
Tutte e due le espressioni rimandano quindi ad un mondo che non c’è più e che era, nel nostro ricordo, migliore dell’attuale anche se talvolta caratterizzato da condizioni di vita peggiori. Il secondo passaggio è quello della ricerca dei colpevoli di una tale degenerazione della società. L’eccessivo benessere, il permissivismo dei genitori, la corruzione dei costumi… e anche qui l’elenco sarebbe infinito.
Ciò che sorprende è che nonostante venga esplicitato che le condizioni di vita fossero più dure e talvolta davvero precarie (pensiamo alla generazione vissuta negli anni della guerra) eppure di quel periodo si prova nostalgia paragonandolo al tempo presente. Come è possibile? Eppure viviamo nell’epoca di massimo benessere, di più alta scolarizzazione, di maggior sviluppo tecnologico di sempre. La ricerca scientifica ha reso curabili malattie che fino a pochi decenni fa erano considerate incurabili, l’aspettativa di vita e la qualità stessa della vita sono le più alte di sempre eppure nutriamo una inestinguibile nostalgia del passato.
Questo fenomeno ha un nome, retrotopia che l’enciclopedia Treccani definisce con chiarezza: “Utopia che idealizza il passato, considerato più rassicurante”. Più rassicurante, non necessariamente migliore… ecco allora che ciò che sembra nostalgia del passato non è altro che paura del presente e incertezza del futuro, non è altro che mancanza di speranza in ciò che è davanti a noi e che non riusciamo a capire.
Allora, forse, piuttosto che giudicare il presente rifugiandoci in un rassicurante passato, dovremmo cercare di comprendere ciò che ci circonda sospendendo il giudizio e lasciando da parte la ricerca di colpe e colpevoli.