domenica, Aprile 28 2024

Era una serata come tante altre nella vita di un fotografo, ma non una qualsiasi per le strade di una città che non dorme mai. Il mio nome è Gabriele, e quella notte avevo deciso di documentare il lato meno visibile ma vitale della mia città: il servizio e il sacrificio quotidiano delle forze dell’ordine.

La piazza era animata da un fermento controllato, un crocevia di vite e storie, tutte sotto lo sguardo attento di uomini e donne in uniforme. Non ero lì per catturare l’azione di un evento eclatante, ma la routine, il lavoro di chi vigila sulla nostra sicurezza mentre il mondo continua a girare.

Nel mirino della mia macchina fotografica, ho inquadrato un gruppo di agenti, il loro abbigliamento riflettente si staccava contro il crepuscolo della sera, una luce artificiale illuminava le loro figure contro un fondale di architetture storiche e veicoli parcheggiati.

Ho scattato la foto con un’apertura di f/2.8, per catturare quanta più luce possibile in quella che era già un’atmosfera di penombra. Una velocità dell’otturatore di 1/60 di secondo era sufficiente per congelare l’immagine, mentre un ISO elevato mi ha permesso di mantenere i dettagli nonostante le condizioni di bassa luminosità. La lunghezza focale era di 35 mm, ideale per immortalare la scena senza alterarne la prospettiva naturale.

Non posso dimenticare quella data, segnata sul calendario come un altro giorno qualunque, ma impressa nella mia memoria come momento di profonda riflessione sul significato di comunità e protezione.

Quella notte ho visto i volti di chi lavora mentre altri riposano, di chi è all’erta affinché altri possano vivere sereni. Questi guardiani urbani, spesso invisibili ai più, sono l’incarnazione dell’impegno civico che tiene il tessuto della nostra società saldamente intrecciato.

Mentre sistemavo l’attrezzatura e lasciavo la scena, mi sono sentito grato per la possibilità di raccontare con le mie immagini le loro storie non raccontate, di offrire uno sguardo su una realtà che, sebbene sempre presente, è troppo spesso data per scontata.

Previous

Le migrazioni qualificate nel '900

Next

Le migrazioni qualificate nella storia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Check Also