domenica, Ottobre 26 2025

Le città ci parlano, ci raccontano la loro e la nostra storia, basta saperle interrogare o semplicemente ascoltare.

È semplice, basta far caso ai toponimi, i nomi delle strade delle piazze, dei luoghi e dei rioni. Quei nomi che, il più delle volte, anche agli stessi abitanti delle città dicono poco o niente e che invece, se correttamente interpellati, possono raccontare tanto delle nostre città e della nostra storia.

Questo semplice esercizio darà modo alle città di raccontarsi, di raccontarci la loro e la nostra storia, di evocare personaggi che di questa storia sono stati protagonisti, maggiori o minori poco importa, che per quelle strade, vicoli o contrade hanno compiuto gesta eroiche o semplici azioni di vita quotidiana.

Di raccontarci quale attività in passato si svolgeva in quel luogo, quale evento particolare o caratteristico vi sia avvenuto, quale importante famiglia vi abbia dimorato. Insomma, le città sono in grado di raccontarci la loro storia a tutto tondo, eventi storici, aneddoti, scene di vita quotidiana, fatti che hanno originato modi di dire tramandatosi nel tempo e dei quali, magari, sembra smarrita l’origine.

Questo esercizio, “l’ascolto delle città”, apparentemente molto impegnativo, grazie alla “rete” oggi è più facile che in passato. Rimangono fondamentali, naturalmente, le pubblicazioni cartacee, guide e fascicoli di storia locale, ma grazie ad internet spesso basta solo digitare su un motore di ricerca il toponimo che ci interessa e avremo le risposte che cerchiamo.

Ma l’aspetto più importante di questo esercizio apparentemente ozioso è il recupero dell’anima dei territori nei quali abitiamo, spesso ridotti a semplici dormitori o centri commerciali a cielo aperto. Le nostre città hanno un’anima ed è questa che le tiene vive e le tutela dal degrado e dall’abbandono ai quali spesso sono soggette.

Solo il recupero dell’anima dei nostri territori ci consentirà di custodire e mantenere gli spazi vitali nei quali scorre, e non si consuma, la nostra vita. In tutto questo c’è anche un forte senso di responsabilità nei confronti delle nuove generazioni alle quali abbiamo il compito di lasciare non già delle distese indefinite di cemento ma dei luoghi carichi di senso e di memoria, luoghi nei quali vivere pienamente la propria esistenza.

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