giovedì, Maggio 2 2024

Era una fredda mattina di novembre, e l’Appia Antica, antica via romana intrisa di storia e mistero, si preparava ad accogliere la ventitreesima edizione della Appia Run. Mentre la folla di corridori affollava il viale, io, armato della mia Canon EOS 1DX, mi muovevo tra loro, catturando l’essenza di questa giornata speciale. Il mio obiettivo 70 mm, con diaframma spalancato a f/2.8 e un tempo di esposizione di 1/160 sec, era la mia arma per immortalare i dettagli più preziosi di questo evento.

La luce del mattino danzava attraverso gli alberi secolari lungo l’Appia, creando giochi di ombre e riflessi che aggiungevano un tocco magico alla giornata. Il suono dei passi dei corridori e l’energia elettrica nell’aria mi facevano sentire parte di qualcosa di più grande, qualcosa che aveva radici profonde nella storia di Roma.

Le medaglie erano il cuore pulsante di questa manifestazione, simboli tangibili di impegno, determinazione e conquista. Mi diressi verso il punto in cui le medaglie venivano consegnate ai vincitori, pronta a cogliere l’essenza di ogni singolo pezzo di metallo prezioso. La mia Canon diventò uno strumento per scavare nel cuore di questo evento, per catturare l’emozione che risplendeva negli occhi di chi aveva attraversato la linea del traguardo.

Con il diaframma spalancato a f/2.8, il mio obiettivo riusciva a isolare ogni dettaglio delle medaglie, facendo sfumare elegantemente lo sfondo. I volti dei vincitori erano una miscela di fatica e felicità, e io ero lì per immortalare quei momenti che avrebbero reso eterna la loro vittoria.

La prima medaglia che catturai era un gioiello d’oro lucente, inciso con cura per rappresentare l’Appia Antica e un corridore in corsa. Le texture erano così nitide che potevo quasi sentire la freddezza del metallo sotto le dita. Il vincitore, con il petto gonfio di orgoglio, teneva la medaglia con delicatezza, come se fosse un tesoro appena scoperto.

La luce del sole filtrava attraverso la folla, creando riflessi che facevano brillare le medaglie come stelle cadenti. Avanzai tra i corridori, cercando di catturare ogni dettaglio delle diverse medaglie che venivano consegnate. Ognuna aveva una storia da raccontare, una storia di sacrificio, perseveranza e trionfo personale.

Mentre scattavo, mi resi conto che il vero tesoro di questa giornata non era solo il metallo delle medaglie, ma le emozioni scolpite sui volti di coloro che le ricevevano. Una medaglia d’argento fu sollevata da una donna sorridente, i suoi occhi ancora umidi dalla fatica e dalla gioia. Un corridore anziano, con la medaglia di bronzo al collo, trasmetteva la soddisfazione di una vittoria conquistata dopo anni di preparazione.

Le medaglie diventarono il simbolo tangibile di un percorso che aveva coinvolto tutti quei partecipanti. Con la mia Canon, riuscivo a catturare la grinta impressa su ogni volto, il sorriso radiante che trasformava quel pezzo di metallo in un tesoro unico e personale.

Il tempo sembrava volare mentre mi immergevo in questo mare di emozioni. Le medaglie divennero il mio soggetto, ma ogni scatto raccontava una storia diversa. Ero diventato un testimone silenzioso di vittorie personali, di traguardi raggiunti e di una comunità unita dalla passione per la corsa.

Quando l’ultimo corridore attraversò il traguardo e ricevette la sua medaglia, mi ritirai nel mio mondo di foto elaborate, soddisfatto di aver catturato non solo immagini, ma il cuore pulsante di un evento che aveva portato la storia romana a vivere attraverso i passi di migliaia di corridori. La mia Canon EOS 1DX aveva immortalato un capitolo prezioso della Appia Run XXIII, un ricordo tangibile delle sfide superate e delle vittorie celebrate lungo quel tragitto intriso di storia millenaria.

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