Una presenza, quella degli zingari in Italia, (appellativo che useremo ben sapendo che questo termine ha acquistato, nel tempo, una valenza dispregiativa ma lo facciamo per non offrire ulteriore omaggio ai paladini del politicamente corretto che, a parole, si dicono accoglienti nei confronti dei rom ma nei fatti provano per loro un profondo disprezzo), che risale ai primi decenni del Quattrocento e che vede, in un primo momento, l’atteggiamento delle autorità, sia civili che ecclesiastiche, improntato a una sostanziale benevolenza e comprensione nei confronti di queste popolazioni che si presentavano come gruppi di pellegrini in viaggio. In un secondo momento, fino all’inizio del Seicento, assistiamo, viceversa, a una reazione infastidita delle autorità di governo che condusse a una serie più o meno organica di misure repressive.
Una terza ed ultima fase, riferendoci all’età moderna, coincide con il XVII secolo ed è caratterizzata da quello che potremmo definire un tentativo di assimilazione forzata. Non è un caso che la prima presenza di zingari nella penisola italiana sia stata rilevata proprio nello Stato della Chiesa. Invero, come essi stessi dichiaravano, la loro meta era Roma. Raccontavano di essere buoni cristiani; costretti con la forza dagli infedeli, avevano abbandonato la loro fede in un momento di debolezza che, però, subito dopo, avevano cercato di riscattare. Si erano dunque ribattezzati e ora, per scontare il loro peccato di apostasia, avevano intrapreso un lungo pellegrinaggio penitenziale. Naturalmente meta di questo pellegrinaggio espiativo non poteva che essere Roma. Questa tesi era avallata da un presunto salvacondotto del re di Ungheria che, dopo la visita a Roma, fu sostituito da un altrettanto presunto salvacondotto papale rilasciato da Martino V nel 1423. Naturalmente il documento papale invitava tutti i fedeli ad accogliere questi pellegrini, a non far pagare loro gabelle o pedaggi e, ove possibile, ad aiutarli con pietose elemosine. Se non vero – non v’è traccia dello scritto negli Archivi Vaticani – questo salvacondotto è comunque verosimile, infatti papa Martino V indisse proprio nel 1423 un Giubileo che vide a Roma tra i 40 e 50 mila pellegrini giunti da ogni parte d’Europa.












