Volendo volgere uno sguardo d’insieme sulla Roma del Settecento e dell’Ottocento è interessante partire dai racconti di viaggio di giovani aristocratici, artisti e intellettuali che consideravano Roma una tappa irrinunciabile del loro viaggio in Europa. Ne emergerà una lettura che prende in esame la situazione sociale e amministrativa dell’Urbe, in particolare sotto i pontificati di Benedetto XIV, Pio V, Pio VII, Leone XII e Gregorio XVI fino al regno di Pio IX, bruscamente interrotto dall’invasione delle truppe del Regno d’Italia. Ciò che emerge è uno Stato amministrativamente arretrato, sostanzialmente inerte e con una povertà diffusa alla quale suppliva un’estesissima e capillare rete assistenziale, da alcuni osservatori dell’epoca additata come una delle cause della presenza di tanti poveri, in particolare a Roma. Anche per quanto riguarda la legislazione sugli zingari, Roma si distingue, rispetto agli altri Stati italiani e europei per una relativa mitezza dei provvedimenti, in particolare a partire dal XVIII secolo, nei confronti dei gitani. Appare chiaro che se da un lato l’autorità si preoccupava di venire incontro alle necessità di moltissimi “mendicanti e accattoni” (così allora venivano definiti i nullatenenti) che affollavano la Città eterna e di aiutare quanti non potevano sostentare se stessi e le proprie famiglie, d’altro canto non tollerava chi simulava questa condizione pur potendo impegnarsi nel lavoro per avere la possibilità di una vita autonoma o ingannava il prossimo millantando infermità o altre disgrazie. L’assoluta intolleranza verso queste forme di raggiri era l’ideologia dominante da tempo in tutto l’Occidente, ma a Roma assumeva aspetti del tutto particolari, dove alla severità verso i falsi poveri si univa grande disponibilità all’aiuto materiale verso i meritevoli in virtù del suo essere, l’Urbe, la capitale del mondo cattolico, la sede del successore di Pietro, disponibilità sempre indissolubilmente legata alla premura pastorale. La presenza degli zingari doveva dunque creare perplessità di vario ordine presso le autorità pontificie. Molto spesso la figura dello zingaro era accomunata a quella del vagabondo, che viveva alle spalle della comunità a danno dei veri poveri.