domenica, Gennaio 26 2025

Abbiamo visto come nel secondo dopoguerra gli zingari si trovino a vivere una situazione di emarginazione non solo abitativa, relegati cioè ai margini delle baraccopoli urbane, ma anche amministrativa; sempre più comuni negavano loro l’iscrizione anagrafica negano loro, di fatto, ogni possibilità di accedere all’assistenza sanitaria, all’assegnazione di un alloggio, al reperimento di un lavoro.

Nello stesso periodo andava però maturando una nuova mentalità rispetto ai diritti della persona e delle minoranze e, soprattutto, venivano definitivamente sconfessate le teorie sulla razza che pure avevano supportato scientificamente gli orrori dei genocidi commessi dai regimi totalitari in Europa nella prima metà del secolo scorso.

Anche rispetto alle popolazioni nomadi, alla tutela dei loro diritti e alla loro emancipazione, si accese un certo interesse che portò alla costituzione di numerose associazioni volte alla tutela dei diritti umani e in particolare, per quanto riguarda gli zingari, agli inizi degli anni Sessanta nasce l’Opera Nomadi.

L’educazione sanitaria, l’istruzione dei bambini e dei ragazzi e più in generale l’integrazione delle popolazioni nomadi nel tessuto sociale alcuni dei problemi emersi dai primi studi svolti in quegli anni, oltre alla questione prioritaria del censimento degli zingari in Italia, dei quali non si conosceva l’esatta consistenza numerica.

Analizzando alcuni tentativi di inserimento scolastico di alcuni bambini rom nelle scuole di Roma, si ha contezza delle difficoltà burocratiche emerse e della sostanziale diffidenza, sfociata, talvolta, in aperto rifiuto, da parte del sistema scolastico rispetto a questi inserimenti.

L’impressione complessiva che si desume dagli elementi analizzati è che per le autorità pubbliche gli zingari fossero tornati a essere un mero problema di ordine pubblico essendo venuto meno, con la presa di Roma, la dimensione di cura pastorale della quale, nella Roma dei papi, gli zingari erano stati oggetti pur se con finalità spesso di assimilazione forzata.

A questa sopperirono realtà come l’Opera Nomadi, fondata e guidata instancabilmente fino al giorno della sua morte, nell’agosto del 2012 da don Bruno Nicolini e dalla Caritas diocesana di don Luigi Di Liegro, che fecero dell’accoglienza e dell’integrazione dei nomadi un punto di civiltà per l’intera città di Roma.

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