sabato, Ottobre 4 2025

Abbiamo parlato dello studio di Colucci Gli zingari. Storia di un popolo errante edito nel 1889, teso a comprendere il mondo culturale e il sistema valoriale di riferimento degli zingari.

Contemporaneamente a questo studio assistiamo, però, all’emergere di studi scientifici, di carattere antropologico e sociologico, che maturano nella temperie culturale del positivismo e che si tradussero spesso in una sorta di consolidamento scientifico del pregiudizio anti-zingaro, piuttosto che in una comprensione più attenta e approfondita di questo popolo.

Esemplari in tal senso gli scritti che si inseriscono nel filone degli studi di Cesare Lombroso, psichiatra e antropologo dedito allo studio del fenomeno criminoso, che si avvalse delle proprie conoscenze nell’ambito della fisiognomica per realizzare un prontuario dei tipi somatici connessi a difetti mentali generatori di comportamenti devianti.

Lapidarie le conclusioni alle quali giungeva il Lombroso, che rappresentava gli zingari come il prototipo del “delinquente antropologico”, che delinqueva, quindi, spinto da “tendenze malvage che ripetono la loro origine da un’organizzazione fisica, psicologica diversa da quella dell’uomo normale”.

Naturalmente questa letteratura, improntata a un’antropologia criminale di matrice positivista, legittimava tutta una serie di provvedimenti repressivi e detentivi di stampo razziale fondati su presupposti pseudo scientifici.

A questa impostazione si opposero alcuni autori come Napoleone Colajanni, che criticò ogni impiego del concetto di razza nella spiegazione del fenomeno e svolse diffuse considerazioni sugli zingari negando che la criminalità fosse un loro tratto congenito.

Nonostante questa seconda linea interpretativa la pregiudiziale opinione che identificava lo zingaro con il delinquente condizionò fortemente l’atteggiamento delle autorità preposte all’ordine pubblico, divenendo addirittura materia di studio nei manuali di polizia giudiziaria.

Esemplare, in tal senso, il manuale di Hans Gross, nel quale lo zingaro viene descritto come “un soggetto pericoloso, sempre animato da pulsioni criminogene quali la cupidigia insaziabile, l’amore dell’ozio, la voracità da animale”.

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