venerdì, Aprile 26 2024

Il 22 aprile, in una giornata dedicata alla Terra, mi trovavo in mezzo a una folla attenta, l’obiettivo puntato sul palco di un evento che aveva l’ambizione di cambiare le prospettive sul nostro pianeta. Mi chiamo Gabriele, e quella giornata, con la mia fotocamera in mano, sentivo di avere una missione importante: documentare i volti e le voci di coloro che si battono per un futuro più sostenibile.

L’aria era vibrante di passione e di speranza, e l’ambiente, un tendone ampio sotto il quale si radunavano persone di ogni età, era un simbolo di unità. Sul palco, tra un globo terrestre gigante e striscioni che proclamavano il bisogno di proteggere la nostra casa comune, si alternavano oratori che con parole potenti ricordavano a tutti la fragilità del nostro ambiente e l’urgenza di agire.

I metadati della foto riflettevano la spontaneità del momento: l’apertura era impostata a f/3.5, per garantire che la luce naturale diffusa illuminasse ogni espressione; la velocità dell’otturatore di 1/125 di secondo catturava ogni gesto, ogni applauso, ogni sguardo; un ISO di 800 permetteva di bilanciare la luminosità variabile all’interno del tendone. La lunghezza focale di 55 mm mi dava la flessibilità di passare dai volti singoli al gruppo, dai dettagli alle scene più ampie.

Mentre scattavo, riflettevo su quanto ogni immagine potesse essere un messaggio, un grido visivo che si univa alle parole per lasciare un segno, per stimolare un pensiero, per spingere all’azione. Era più di un semplice evento; era un incontro di menti e cuori, un luogo dove l’impegno per l’ambiente si traduceva in azioni concrete.

Le persone che ho fotografato quel giorno erano molto più di semplici partecipanti; erano testimoni di un movimento, portavoce di una generazione che non si accontenta di guardare ma che sceglie di agire. E io, con le mie foto, avevo l’onore e la responsabilità di raccontare la loro storia, di dare immagine ai loro sforzi, di assicurarmi che la loro dedizione non rimanesse confinata entro le pareti di quel tendone, ma raggiungesse occhi e cuori in ogni angolo del mondo.

Quella foto è diventata per me un simbolo di speranza e di impegno collettivo, un ricordo che ogni cambiamento inizia con la consapevolezza e cresce grazie alla condivisione delle nostre visioni. E, in fondo, è questo il potere della fotografia: fermare il tempo, sì, ma per muovere le coscienze.

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