venerdì, Ottobre 3 2025

Difronte alle innumerevoli fonti di informazione on line la scuola come esclusiva fornitrice di “saperi” sembra aver perso di senso, e in effetti se questo fosse il suo unico scopo forse sarebbe così.

Ma in realtà sappiamo bene che la scuola è una agenzia educativa a 360°, non è una semplice, anche se privilegiata, non fosse altro che per il numero di ore che quotidianamente l’alunno ci trascorre, fonte di informazioni, una tra le altre.

Nella scuola il giovane esce, finalmente, dal perimetro del nucleo familiare, incontra coetanei estranei al contesto fino a quel momento frequentato, conosce il concetto di autorità (oggi molto sbiadito in famiglia) nella figura dei docenti, apprende il concetto di rispetto dell’altro e del diverso da sé, insomma socializza e incontra per la prima volta, anche se in forma embrionale, la società nella quale dovrà vivere. Purtroppo non è sempre così.

Il primo luogo di socializzazione dei bambini e dei ragazzi, la famiglia, sembra non riuscire ad essere più tale.

La difficile, faticosa, quotidiana arte dell’educazione, compito primario dei genitori, appare offuscata da nuove improbabili teorie educative o semplicemente trascurata, soverchiata dalla fatica del vivere quotidiano.

Sta di fatto che i bambini o ragazzi che entrano in una aula scolastica non hanno mai sentito un fermo “no” da parte dei genitori perché una negazione così netta può ferire la sensibilità dei pargoli, non conoscono la forma condizionale del verbo volere. “Vorrei” indica l’auspicio, l’intenzione, non sempre realizzabile, che qualche cosa si realizzi.

Comporta la presa di consapevolezza che non tutti i desideri sono in quel momento o in assoluto realizzabili, che le proprie esigenze devono talvolta sottostare ad esigenze più grandi o altrui.

Ma non c’è da preoccuparsi, non sentirete mai in bocca ad un bambino o ad un ragazzo vorrei, sono cresciuti dicendo esclusivamente voglio e ottenendo subito ciò che volevano, d’altro canto come frustrare la loro sensibilità negandogli qualcosa?

Ecco allora che oggi la scuola è chiamata a nuove sfide.

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