venerdì, Ottobre 3 2025

Abbiamo cercato di illustrare, seppur sinteticamente, le difficoltà che la scuola incontra avendo perso il “primato dell’informazione” a favore dell’informazione on line. Sfida enorme anche perché talvolta affrontata con strumenti didattici non sempre tecnologicamente avanzati.

Ma accennavamo al fatto che una seconda sfida chiama la scuola a singolar tenzone: il venir meno di quel patto educativo che, in passato, aveva creato una sorta di continuità educativa tra l’ambiente familiare e quello scolastico che vedeva genitori e docenti impegnati sul comune fronte dell’educazione civile, sociale e culturale delle nuove generazioni. Ora sembra non essere più così.

I fronti si sono contrapposti. I genitori pronti a difendere a spada tratta i propri figli manifestando, anche in modo violento, il proprio disappunto nei confronti dei professori incapaci di comprendere i propri pargoli. I professori arroccati in una strenua, ma talvolta inutile, difesa di quel briciolo di autorevolezza che gli è rimasta.

Una esperienza personale. In prima elementare avevo grosse difficoltà a mantenere la riga nello scrivere, la mia calligrafia era illeggibile e le pagine del mio quaderno sembravano un campo di battaglia piene di buchi (frutto del tentativo maldestro di cancellature) e di correzioni. Faticai molto ad avere dei quaderni presentabili e la calligrafia è rimasta di difficile decifrazione. Anni dopo capii di essere semplicemente mancino, lo dissi ai miei genitori i quali mi confessarono di essersene accorti, di averlo detto alla maestra ma di non aver trovato alcuna comprensione. Mi dovevo correggere. Dovevo imparare a scrivere con la destra! I miei genitori, pur sapendo benissimo che non c’era niente da correggere, capirono che l’insegnante apparteneva alla vecchia scuola (l’anno dopo andò in pensione) ed attesero tempi, e insegnanti, migliori. Io li rimproverai spiegandogli quale incubo fosse stato per me non riuscire a scrivere ma la risposta fu netta. Non potevano in prima elementare screditare ai miei occhi la figura dell’insegnante dicendomi che sbagliava, sapevamo che sarebbe andata via e preferirono che io faticassi più degli altri ad imparare a scrivere.

Oggi non sarebbe andata così. Oggi il premuroso genitore avrebbe detto al bambino di turno che lui era un genio e che la maestra non capiva niente…

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