giovedì, Aprile 18 2024

L’importanza del contesto nella comunicazione… e non solo.

“Ho mal di testa.” Una affermazione chiara e dal significato apparentemente univoco. Mi fa male la testa.

In realtà questa affermazione può avere diversi significati ma non perché in sé sia ambigua ma a seconda del contesto in cui viene pronunciata. Sì, perché il contesto è importante…

“Ho mal di testa” detto al proprio medico diventa la denuncia di un sintomo e una richiesta di aiuto per risolverlo, detto ad una moglie che, magari a fine giornata, elenca una serie di incombenze domestiche da assolvere, diventa una implicita richiesta di essere lasciati in pace, detto ad un compagno desideroso di attenzioni affettive, diviene un velato, e neanche tanto, rifiuto, detto a dei figli piccoli che giocano rumorosamente diventa una richiesta di silenzio.

L’interlocutore e il contesto determinano dunque il significato. Ma perché questo avvenga correttamente, senza fraintendimenti e incomprensioni occorre che il contesto sia “ordinato”, che risponda, cioè, ad un ordine prestabilito e condiviso in assenza del quale si potrebbe incorrere in dispute se non in veri e propri confitti.  Queste considerazioni, apparentemente banali o retoriche, sono, viceversa, a nostro avviso, alla base di molte questioni, anche apparentemente minori, che costellano la nostra vita quotidiana.

Pensiamo, per dirne una, alle ricorrenti polemiche sull’abbigliamento degli studenti e delle studentesse nelle scuole superiori considerato talvolta inadeguato da docenti e dirigenti scolastico e dunque sanzionato. Pensiamo alle polemiche, talvolta anche riprese dalle cronache dei giornali, che nascono tra i due fronti che naturalmente si vengono subito a creare tra “permissivisti” e i “proibizionisti”. Genitori contro il Dirigente scolastico, docenti contro e genitori…. E tutto questo per una semplice confusione tra contesti diversi, ciascuno con una propria “grammatica” comportamentale. Un determinato abbigliamento può essere adeguato ad un incontro tra coetanei ma non per accedere agli ambienti scolastici (primo luogo istituzionale frequentato dai giovani) tutto qui. Ma questo richiederebbe l’esistenza di un ordine condiviso, l’esistenza di piani relazionali differenziati a seconda della propria condizione. Uno studente non può rivolgersi nello stesso modo ad un coetaneo, a un docente o ai propri genitori, sono piani relazionali differenti, peraltro necessari, ad esempio, perché si instaurino significative relazioni educative e perché si realizzi un effettivo, corretto ingresso in quella che convenzionalmente viene chiamata società.

Ma, ancora, pensiamo all’uso del cellulare. Una lunga conversazione tra amici può essere piacevole quando si svolge tra le mura domestiche ma è assolutamente inopportuna quando si svolge, ad esempio, su un mezzo pubblico, l’invio di un messaggio o l’utilizzo delle infinite app che oggi i nostri inseparabili cellulari ci offrono, può essere utile o divertente in un momento di svago ma è estremamente pericolosa, e quindi vietata, mentre, ad esempio, si guida. E a nulla serve inasprire le sanzioni per chi faccia uso del cellulare al momento della guida, quasi un terzo dei conducenti mentre guida fa uso del cellulare. Anche in questo caso il contesto è importante…

Ma, mi rendo conto, tutto questo può apparire retorico e retrò eppure è alla base della civile convivenza.

Benedetto Coccia

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