mercoledì, Maggio 1 2024

Fino al Diciannovesimo secolo le migrazioni di persone o gruppi altamente qualificati provenivano e si andavano ad inserire in realtà sociali e sistemi produttivi molto statici, potremmo dire lenti, quindi anelastici che non risentivano nel breve periodo, in maniera significativa, di tali spostamenti.

Le cose iniziarono ma cambiare tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’’800 quando alcune scoperte tecnologiche furono applicate ai sistemi di produzione iniziando a trasformare rapidamente i sistemi produttivi. Le prime innovazioni in tal senso furono compiute da imprenditori o ingegneri impegnati concretamente nella ideazione e realizzazione di sistemi di produzione più efficienti e performanti.  Una innovazione, potremmo dire, dal basso non legata cioè agli ambienti più squisitamente accademici. La rapida diffusione dell’applicazione di queste scoperte fa si che l’importanza della tecnologia venga colta in tutta la sua importanza e quindi non più lasciata alla creatività o inventiva del singolo ma elevata ad ambito di studio a tutti gli effetti.

Iniziano così a fiorire, sulla scorta della Ecole Polytechnique di Parigi (fondata nel 1794 sotto il nome di École centrale des travaux publics) i Politecnici, Istituti di ricerca o vere e proprie Università nelle quali gli scienziati finalizzano la propria attività alla ricerca di applicazioni pratiche di processi chimici, fisici o meccanici. Questa schiera di “talenti altamente qualificati” fu facilmente assorbita dalla rapida industrializzazione in corso in quegli anni in Francia, Inghilterra, Germania. Gli importanti flussi migratori in corso in quegli anni dall’Europa verso il “nuovo mondo” furono quindi caratterizzati prevalentemente dalle fasce  più povere della popolazione, scarsamente qualificate, talvolta al limite dell’analfabetismo, prevalentemente dedite all’agricoltura o alla bassa manovalanza anche se non mancarono casi di piccoli artigiani in possesso di alte abilità pratiche legate particolarmente al mondo dell’artigianato o intellettuali e professionisti in cerca di fortuna. In particolare nell’immigrazione nei paesi Latinoamericani numerosi sono i casi di professionisti, medici, intellettuali, costretti a lasciare il proprio Paese per le più svariate ragioni, da quelle economiche a quelle politiche, che hanno fattivamente contribuito a creare sviluppo in quei Paesi costituendo anche da elemento attrattivo per successive migrazioni dai Paesi di origine. Come pure interessante il caso del   Canada che sembra, sempre nel corso dell’800, divenire meta privilegiata per i figli cadetti delle famiglie nobiliari britanniche o degli ufficiali congedati dall’esercito, dotati quindi di spirito d’iniziativa e d’avventura, che trovarono fortuna in questo Paese contribuendo in maniera significativa al suo sviluppo.

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