lunedì, Aprile 28 2025

Ancora nel 1999, nell’ambito del Sinodo dei Vescovi sull’Europa, il Cardinale Józef Glemp, Primate di Polonia, si domandava: “L’Europa. Cos’è essa propriamente”. La domanda, apparentemente retorica, chiariva che l’Europa solo in maniera del tutto secondaria è un concetto geografico, che non è un continente nettamente definibile in termini squisitamente geografici essendo, piuttosto, un concetto culturale e storico.

Le condizioni geopolitiche in essere nel 1957, anno della firma dei Trattati di Roma, hanno fortemente condizionato la nascita della futura Unione europea, confinandola, inizialmente, al di qua della “cortina di ferro” e costringendola a successivi, frettolosi, “allargamenti a est” all’indomani della caduta del Muro di Berlino. La connotazione squisitamente occidentale del primo nucleo dell’Unione ci spinge ad interrogarci su come fosse percepito, al di là del muro, il progressivo processo di integrazione europea, l’integrazione, cioè, tra Paesi tanto diversi e che, solo un decennio prima, erano ancora in guerra uno contro l’altro. Per trovare delle risposte è interessante adoperare lo sguardo e la riflessione di quello che in occidente veniva chiamato “dissenso”. Come punto di osservazione ci è sembrato prendere la Cecoslovacchia patria della dichiarazione Charta 77 e di Jan Patočka, uno dei firmatari e ispiratori dell’iniziativa.

L’adesione della Cecoslovacchia all’Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa del 1975 non impedì al governo di Gustáv Husák di reprimere la vivace attività culturale che aveva caratterizzato la Cecoslovacchia per tutti gli anni Sessanta. Nei fatti, vennero negate le libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero, di coscienza, di religione o credo violando quindi i diritti umani, la tutela dei quali costituiva il cuore della Dichiarazione di Helsinki appena sottoscritta.

Dalla violazione di queste gravi violazioni e dall’impegno della difesa dei diritti umani da parte di intellettuali e dissidenti costretti ormai al silenzio e alla clandestinità, nasce nel gennaio del 1977 l’esperienza di Charta 77 che raccoglie le riflessioni e gli scritti di questo “universo parallelo”.

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