mercoledì, Maggio 1 2024

Il vento leggero di quella mattina di febbraio scorreva tra i campi, portando con sé il fresco profumo della terra. Mi chiamo Gabriele, un fotografo la cui lente è perpetuamente affascinata dall’armonia semplice della natura e dalla vita rurale che scorre lenta lontano dal chiasso della città. Il 21 febbraio, il sole iniziava a salire, tingendo il cielo di un azzurro tenue che sfumava all’orizzonte.

In mezzo a questa vasta tela, una piccola casetta in mattoni si ergeva solitaria, testimone silenziosa delle stagioni che cambiano e dei cicli di vita che si susseguono inesorabili. Questa scena, così pacifica e ordinaria, era per me una sinfonia visiva che desideravo ardentemente catturare.

La fotografia è stata scattata con un drone, il mio compagno fedele nelle esplorazioni aeree, che mi permette di guadagnare prospettive nuove e inaspettate. I metadati riflettevano la chiarezza del giorno: un’apertura di f/2.8 per assicurare che i dettagli del terreno e della vegetazione fossero catturati con precisione; una velocità dell’otturatore di 1/1000 di secondo, per fissare l’immagine con una nitidezza che contrastasse con la morbidezza delle forme; e un ISO di 100, per evitare qualsiasi grana e mantenere l’immagine pulita e chiara. La lunghezza focale era di 24 mm, per abbracciare la vastità del paesaggio senza distorcerne le linee naturali.

L’immagine catturata era un invito a fermarsi e ascoltare: ascoltare il racconto del vento tra gli alberi, il suono sordo dei passi sulla terra, il lontano abbaiare di un cane. In quella casetta, forse, qualcuno si era svegliato presto per iniziare la giornata di lavoro nei campi, continuando una tradizione antica di cura e dedizione alla terra.

In quella foto, ho visto la bellezza della semplicità, un richiamo a ricordare che, nonostante l’avanzare della modernità, esistono ancora angoli di mondo dove il ritmo della vita è dettato dalle stagioni e dal sole che sorge e tramonta. Per me, quella mattina ha significato molto più di una semplice sessione fotografica; è stata un’esperienza di connessione profonda con la terra che nutre e sostiene, con il ciclo della natura che continua imperterrito, offrendoci ogni giorno spettacoli di serena bellezza.

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