mercoledì, Maggio 1 2024

In quella fresca mattina di primavera, mentre il sole lanciava i suoi primi raggi dorati sulle rovine di un’antica villa, mi sono imbattuto in una visione che incarnava la tenacia della vita: un fiore di un viola profondo, posato su una pietra erosa dal tempo. Non era solo la vivacità del suo colore a catturare lo sguardo, ma il modo in cui la natura si era delicatamente affermata nel cuore di una struttura dimenticata.

Con la Canon EOS R6 Mark II pronta e l’obiettivo EF 24-70mm f/2.8L II impostato a 70mm, ho voluto immortalare questo simbolo di resilienza. L’apertura di f/2.8 ha permesso alla luce di accarezzare il fiore, mentre un ISO di 100 ha catturato la nitidezza dell’immagine nella sua interezza. Un’esposizione rapida di 1/200 secondi ha fissato il momento, sospeso tra il passato eterno della pietra e l’effimero splendore del fiore.

Mentre osservavo il fiore attraverso il mirino, ho immaginato la sua storia: anni addietro, questo luogo era stato testimone di incontri e celebrazioni, e un giardiniere dal pollice verde aveva creato un’oasi di colori in onore della villa. Con il trascorrere del tempo, le risate e i passi nelle sue sale si erano affievoliti fino a scomparire, ma i semi che erano stati sparsi, come ricordo di quei giorni felici, avevano radicato e fiorito di nascosto.

Il fiore che ho trovato quel giorno era probabilmente l’ultimo discendente di quel giardino un tempo fiorente, un erede solitario che portava avanti il retaggio di bellezza in un luogo ormai sommerso dal silenzio. E in qualche modo, senza che nessuno lo avesse pianificato, era diventato un monumento più potente di qualsiasi statua o affresco che adornasse la villa.

Quella fotografia, scattata in un impulso di riconoscenza per il dono inaspettato della natura, è diventata una meditazione sulla persistenza e sulla bellezza che si rinnova nonostante tutto. È un monito che anche nei luoghi abbandonati e nelle situazioni più desolate, la vita trova un modo per esprimere la sua essenza, per emergere con forza e dichiarare la propria presenza.

Riflettendo su quella scena, ho capito che ogni immagine che catturiamo è più di un semplice scatto: è una storia, un poema, una canzone senza parole. La foto del fiore viola non rappresenta solamente un attimo di bellezza fugace; è un emblema della speranza, un promemoria che, non importa quanto possano essere dure le circostanze, c’è sempre spazio per un nuovo inizio, per un nuovo fiorire.

E così, quella fotografia ha preso un posto d’onore nella mia collezione, non solo come un ricordo di un bel momento, ma come simbolo di ciò che voglio ricordare ogni giorno: che la resilienza e la bellezza sono intorno a noi, a volte nascoste, ma sempre pronte a essere scoperte da coloro che hanno occhi per vedere.

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