“[Cristo] vi renda capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”. (Benedetto XVI, Cagliari, 7 settembre 2008)
Così nel lontano 2008 Benedetto XVI si rivolgeva ai giovani sardi con una esortazione che, evidentemente, non era rivolta solo a loro e che, soprattutto, richiamava l’esigenza di un cambio generazionale nella governance del Paese. Tema caro a Benedetto XVI, quello della partecipazione dei cattolici alla vita politica, che già nel 2002, in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede aveva pubblicato la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica. Naturalmente quando parliamo di politica intendiamo quella con la P maiuscola e non la continua rissa da lavandaie alla quale, da anni, lo scenario politico italiano ci ha abituato. Parliamo di ricerca congiunta, partiti di governo e opposizione, del bene comune del Paese. Ora, la ricerca del bene comune non è mai stata come in questi ultimi anni al centro dei proclami di tutte le parti politiche eppure non è stata mai così distante dalle traiettorie programmatiche dei partiti. Il fatto stesso che si senta la necessità impellente di evocare così spesso (a sproposito) il bene comune, denota il fatto che non sia per nulla che una persona impegnata al servizio delle istituzioni dovrebbe averlo come unico scopo del proprio servizio. Ma forse il problema è proprio lì. I nostri rappresentanti, nella stragrande maggioranza, che siano al governo del Paese o all’opposizione non sono al servizio delle Istituzioni ma si servono delle Istituzioni per interessi propri o di bottega. È difficile sentir parlare un rappresentante del Governo di un provvedimento preso come un successo dell’intero Governo, è sempre un successo del proprio partito se non addirittura personale.
Possiamo dire senza timore di smentita che se ottanta anni fa il nostro Paese avesse avuto la classe dirigente che da alcuni anni abbiamo, la Costituzione repubblicana, improntata davvero al perseguimento del bene comune e nata dall’intelligenza e dalla passione di persone al servizio del Paese, non avrebbe visto la luce.












