venerdì, Aprile 19 2024

La libertà di librarsi sopra i crinali innevati è un’esperienza che va oltre la semplice fotografia; è un dialogo con l’elemento più puro della natura. Io sono Gabriele, un fotografo che trova nei paesaggi montani non solo una cornice da immortalare, ma una narrazione che parla di sfide, bellezza e introspezione. Il 17 dicembre, con l’aria frizzante di inizio inverno che pizzica le guance, ho deciso di catturare l’essenza della montagna in tutta la sua maestosa solitudine.

Dalla mia posizione privilegiata, sospeso in aria con il mio drone, ho osservato il paesaggio che si dispiegava sotto di me: una cresta imbiancata che si stagliava netta contro il cielo terso, un mondo sospeso tra cielo e terra. La neve, che in alcune parti lasciava intravedere l’erba bruna, era come una tela sporadica su cui l’inverno aveva ancora da finire il suo capolavoro.

I metadati della foto rivelavano la precisione tecnica dietro l’istante catturato: un’apertura di f/2.8 per assicurare che ogni dettaglio fosse nitido, un tempo di esposizione di 1/800 di secondo per congelare la quiete senza alcuna sfocatura, e un ISO di 100 per una qualità immagine impeccabile. La lunghezza focale di 24 mm mi permetteva di abbracciare l’ampiezza del paesaggio senza distorcere le proporzioni maestose delle montagne.

Non c’era vento quel giorno, solo un silenzio quasi sacrale, rotto solo dal lieve ronzio delle eliche del drone che danzavano nell’aria fredda. Sotto di me, il mondo sembrava ridursi a forme, ombre e linee, una geometria perfetta incisa dal tempo e dagli elementi.

Scattare quella foto mi ha ricordato quanto siamo piccoli di fronte all’immensità della natura, e quanto sia prezioso ogni momento in cui possiamo fermarci ad ammirarla. Le montagne, con la loro eterna presenza, sembrano dirci che, nonostante tutto, esiste un ordine, una stabilità, un punto fermo nel caos delle nostre vite frenetiche.

Ogni volta che riguardo quella foto, mi sento ancora lì, sospeso in un attimo senza tempo, a dialogare con le cime e a respirare l’aria pura che solo le altezze sanno regalare. È un ricordo che va oltre le coordinate spazio-temporali, un’esperienza che mi ha lasciato qualcosa di indelebile: la consapevolezza che, ogni tanto, abbiamo bisogno di alzarci da terra per vedere il mondo da una prospettiva diversa.

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